lunedì 16 dicembre 2013

Winter Stream

A dicembre non escono album degni di tale nome. Questo è risaputo, assodato e lo ripeterò fino alla nausea. Ma l'ultimo mese dell'anno è per molti un'occasione di mettere in circolazione un antipasto dei dischi in uscita all'inizio dell'anno successivo.

I Mogwai hanno instagrammato oggi un'immagine emblematica della loro fatica imminente, "Rave tapes". Da qualche settimana invece è visibile il video del brano "The lord is out of control", e -buona notizia per i fan degli amanti del post-rock scozzese- non è nulla di sconvolgente.

Più cambiamento, privo però di grande innovazione, lo si trova nell'analoga anteprima dei Kaiser Chiefs, "Misery company", prologo di quel che sarà "Education, education, education & war". Sembrano aver seguito la traccia lasciata dai Franz Ferdinand, con quella vena un po' danzereccia che risulta un po' troppo banale e già sentita.

Non conosco molto la sua vita al di fuori dei Pavement, ma "Cinnamon and lesbians" di Stephen Malkmus & The Jicks suona molto in continuità pacata con gli anni novanta del gruppo cosiddetto "seminale". Meglio forse su disco ("Wig out at jagbags" sarà il titolo, in uscita appena dopo l'Epifania) che dal vivo, questo il primo pensiero che viene meditando sull'opportunità di assistere o meno all'imminente tappa italiana del tour.

Raccomandabili dal vivo, e anche su disco, sebbene più impegnati e meno casinisti delle origini, gli Zen Circus hanno pronto "Canzoni contro la natura" dal quale giusto oggi è stato estrapolato il primo singolo/video, "VIVA". Avrei più bisogno di cazzonaggine che di protesta im-politica, ma di gruppi italiani che non annoiano se ne sente estrema necessità.

Parliamo un po' di garage rock. Il miglior garage rock contemporaneo, e chi dice Black Keys viene immediatamente espulso da qui. Jack White ci ha fatto cripticamente capire di essere al lavoro, anche con i Dead Weather, e per chi non credesse a queste epifanie (minuscole) è disponibilissima all'ascolto "Open up (that's enough)", con lui, Lei, quegli altri e il tiro che tanto ci manca, e che per sentire su album intero toccherà aspettare l'anno dopo, il 2015. Nel frattempo possiamo consumare la traccia digitale, noi che dallo scioglimento degli White Stripes in poi non siamo ancora stati in grado di farcene una ragione.

Garage rock, di spessore sensibilmente inferiore ma pur sempre apprezzabile, e che si fa un po' meno desiderare. I Band of Skulls hanno messo in preventivo l'uscita di "Himalayan", e "Asleep at the wheel" è la conferma del loro discreto talento. Di John Anthony Gillis ne nasce uno ogni secolo, di Alison Mosshart non ce ne sono tantissime in giro -sarebbe un mondo decisamente migliore-, ma di buon garage rock se ne riesce a sentire ancora senza stare ad aspettare Godot.

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