domenica 22 dicembre 2013

Terrified of Me

Perché il trip-hop non è solo Bristol, e non è solo UK.



Question
I can speak so softly
Answer
Because I have so much power

Essere tossici, sentirsi tossici, senza rendersene conto. Fino ad un certo punto. Non come Vasco o come Pete Doherty, intendo tossico come l'Eternit o come i colori che usano sui giocattoli made in China col bollino CE contraffatto.
Il mio bollino contraffatto è la razionalità, l'apparente linearità di ragionamento che ti fa dire "è tutto ok, non può esserci nulla di imprevedibile, è tutto così meravigliosamente ordinato", come lo svolgimento di un sistema di equazioni che quello è e quello rimane. E così non serve mettersi al riparo dalle sorprese, non ci vuole l'elmetto o la mascherina o gli occhiali protettivi.
E invece.
C'è che anche da queste parti l'animo è volubile, anche se non lo si da a vedere. Dietro uno sviluppo regolare e metodico di parole e pensieri, c'è un groviglio di impulsi nervosi che dovrebbero e potrebbero essere incontenibili, ma così non è, forse per merito della corazza in acciaio balistico di cui sono rivestito, dentro e fuori.
Succede che queste sinapsi decidono di prendere il comando. Si inserisce il pilota automatico, il calcolatore è convinto di esser lui a guidare, ma altro non è in quel momento che Maggie Simpson che sterza un volante finto, con la massima serietà. Ma non si vive di soli impulsi, e quando finisce la benzina e non c'è più inerzia il conducente torna ad avere un ruolo e un significato.
E cosa fa un iperrazionale quando si trova immerso in un groviglio intricato e illeggibile, una metro di Londra senza cartina? Prende in mano la roncola. Spezza le fibre nervose e apre le maglie. Immaginate Kabir Bedi nella foresta della Malesia. Senza lo sguardo magnetico, e con la barba un po' più corta.
Quando ad inizio 2007 prese forma la versione 1.0 di questo blog, c'erano frammenti de "Il Vile" ovunque. E oggi, come sette anni fa, mi sento un po' Ape Regina.
Posso fare fuori parti di voi
con facilità
La mostruosità di ciò ravviva
la parte cattiva
che non ho avuto mai

lunedì 16 dicembre 2013

Winter Stream

A dicembre non escono album degni di tale nome. Questo è risaputo, assodato e lo ripeterò fino alla nausea. Ma l'ultimo mese dell'anno è per molti un'occasione di mettere in circolazione un antipasto dei dischi in uscita all'inizio dell'anno successivo.

I Mogwai hanno instagrammato oggi un'immagine emblematica della loro fatica imminente, "Rave tapes". Da qualche settimana invece è visibile il video del brano "The lord is out of control", e -buona notizia per i fan degli amanti del post-rock scozzese- non è nulla di sconvolgente.

Più cambiamento, privo però di grande innovazione, lo si trova nell'analoga anteprima dei Kaiser Chiefs, "Misery company", prologo di quel che sarà "Education, education, education & war". Sembrano aver seguito la traccia lasciata dai Franz Ferdinand, con quella vena un po' danzereccia che risulta un po' troppo banale e già sentita.

Non conosco molto la sua vita al di fuori dei Pavement, ma "Cinnamon and lesbians" di Stephen Malkmus & The Jicks suona molto in continuità pacata con gli anni novanta del gruppo cosiddetto "seminale". Meglio forse su disco ("Wig out at jagbags" sarà il titolo, in uscita appena dopo l'Epifania) che dal vivo, questo il primo pensiero che viene meditando sull'opportunità di assistere o meno all'imminente tappa italiana del tour.

Raccomandabili dal vivo, e anche su disco, sebbene più impegnati e meno casinisti delle origini, gli Zen Circus hanno pronto "Canzoni contro la natura" dal quale giusto oggi è stato estrapolato il primo singolo/video, "VIVA". Avrei più bisogno di cazzonaggine che di protesta im-politica, ma di gruppi italiani che non annoiano se ne sente estrema necessità.

Parliamo un po' di garage rock. Il miglior garage rock contemporaneo, e chi dice Black Keys viene immediatamente espulso da qui. Jack White ci ha fatto cripticamente capire di essere al lavoro, anche con i Dead Weather, e per chi non credesse a queste epifanie (minuscole) è disponibilissima all'ascolto "Open up (that's enough)", con lui, Lei, quegli altri e il tiro che tanto ci manca, e che per sentire su album intero toccherà aspettare l'anno dopo, il 2015. Nel frattempo possiamo consumare la traccia digitale, noi che dallo scioglimento degli White Stripes in poi non siamo ancora stati in grado di farcene una ragione.

Garage rock, di spessore sensibilmente inferiore ma pur sempre apprezzabile, e che si fa un po' meno desiderare. I Band of Skulls hanno messo in preventivo l'uscita di "Himalayan", e "Asleep at the wheel" è la conferma del loro discreto talento. Di John Anthony Gillis ne nasce uno ogni secolo, di Alison Mosshart non ce ne sono tantissime in giro -sarebbe un mondo decisamente migliore-, ma di buon garage rock se ne riesce a sentire ancora senza stare ad aspettare Godot.

sabato 14 dicembre 2013

Unbalanced

Tempo di bilanci. A fine anno si usa fare così.

Stocazzo.

Mi trovo in un vortice di caos dal quale riesco ogni tanto a fuggire per rifiatare, senza avere modo di fermarmi un attimo e fissare le idee e schematizzare mentalmente la situazione.

Ho assunto a tutti gli effetti il ruolo di responsabile dell'ufficio del quale prima facevo parte. A parte alcuni automatismi non ancora funzionanti, specie nei sistemi informativi di approvazione (permessi, straordinari, richieste di approvvigionamento), a parte le basi di economia semi-pura che qualcuno mi dovrà prima o poi trasmettere (altrimenti non saprò mai come si evince un indice di rotazione dei magazzini), a parte che non ho ancora abbandonato il ruolo operativo che avevo prima e anzi mi trovo a sbrigare una serie di noie tipiche delle emergenze di fine anno, direi che tutto sommato mi trovo contento della posizione. Dormo bene la notte, non ho incubi ricorrenti lavorativi e non mi sveglio la mattina fermandomi cinque minuti in più nel letto per pianificare i lotti di acquisto dei materiali.

Ho fatto un sacco di acquisti. Molti dei quali documentati accuratamente su Instagram. I sacchetti Wonderbag per l'aspirapolvere, che si trovano solo su Amazon. L'ultimo flacone rimasto in circolazione (da 40 ml, peraltro) del mio profumo da un sacco di tempo, Hugo Element, che pare sia andato fuori produzione. L'agendina Moleskine Peanuts edition per il 2014, che quest'anno risplende di un bellissimo bianco. Dischi, dischi on line, magliette on line, talvolta abbinate a dischi. Questi sono i 150 dollari che ho investito nel vinile, in un negozietto degli Stati Uniti centro-occidentali.


Il cofanetto dei Beatles, che dopo un paio di anni è sceso sotto i 300 euro su Amazon e ho così tenuto fede alla promessa che mi ero fatto. Ma che è troppo ingombrante e ora non so bene dove mettere in mostra.


Il cofanetto dei Jesus and Mary Chain che è in arrivo, e temo subirà la medesima sorte, tanto da iniziare a meditare un nuovo innesto nell'arredamento di casa, anche se non ho la minima idea del cosa.

E poi niente, c'è la storia dell'incidente di martedì (andavo ai dieci all'ora, non mi sono fatto nulla) e del mio essere appiedato fino a data da definirsi, che però cercherò di fissare in altro modo.