sabato 24 agosto 2013

Il "nuovo", il Vecchio e il Male

Valicando i confini del Klondike scozzese, mi sono trovato ad assorbire una botta di streaming non indifferenti negli ultimi giorni. Il feedback sarà perciò abbastanza confuso, metto un disclaimer in cima.

Da alcuni anni mi ronza nelle orecchio una band di Nuova Iorc, The So So Glos, che dopo alcuni EP solamente quest'anno hanno pubblicato il loro primo album, "Blowout". Su Stereogum ci sono i video di due singoli da esso estrapolati, "Dizzy" -che suona abbastanza distante dalle prime strimpellate- e "Lost Weekend" -molto più vicino a quel postpunkrevivalgarage che li contraddistingue-.

Un "pochettino" più noti, ma non meno controversi, gli Arctic Monkeys. Io non so più che dire, mi piacciono ma mi indispongono, sono belli i primi album ma la produzione di Josh Homme è notevole, si sono sputtanati ma sono ugualmente ammiccanti. Sta per arrivare "AM", ma non risolverà niente. E nemmeno il video di "Why'd you only call me when you're high?" aiuta.

Più accattivante il secondo pezzo in anteprima da "Glow & Behold", secondo disco degli Yuck di cui è stata resa nota la tracklist. "Middle Sea", rintracciata su Consequence of Sound, tende più all'indie-rock primordiale anziché allo shoegazing del brano precedente, ma gonfia le aspettative di un altro po'.

Spiazzante la triplice preview dei Babyshambles, sempre su Consequence of Sound. Oltre a "Nothing comes to nothing" si trovano anche "Farmer's daughter" e la mia preferita "Picture me in a hospital", e più ascolto più mi aggrada, e sono decisamente sgomento di fronte a ciò. Non avrei scommesso un solo euro sull'ascoltabilità di materiale nuovo che venisse da Peter Griffin Doherty, e invece sono combattuto.

Capitolo "band dal nome figo". Someone Still Loves You Boris Yeltsin, in uscita anche loro con un nuovo disco, e questa "Young Presidents", che ha il ritmo indie-rock e le sonorità dreampop. E ci sta pure bene, il primo ascolto non dice granché, il secondo inizia ad entrarti nelle orecchie, il terzo ancora non lo so.

Non faranno la storia della musica, i Cults, ma "I can hardly make you mine" è un brano che pur suonando un po' datato -ah! quando gli MGMT erano gli MGMT!"- non dispiace. Anche se averlo messo per ultimo nell'elenco significherà pur qualcosa.

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