domenica 30 gennaio 2011

The Price Is Right

Poco tempo fa affermavo in una discussione che l'Italia è un paese bellissimo, peccato per quel gran numero di italiani che la abitano e la rovinano.
Il nuovo ecomostro sentimentale, che poi in realtà non è una grossa innovazione ma sta tornando prepotentemente in auge, è il concetto di "coi soldi posso avere quello che voglio". L'orgoglio personale, del quale sono un grande estimatore e un grande abusatore, soppiantato dall'orgoglio del portafoglio. No, è un gioco a cui non voglio prendere parte.

venerdì 28 gennaio 2011

Il visagista delle dive

Mi voglio divertire a fare un'inchiesta in perfetto stile Repubblica (a.k.a. "Gazzetta dei Complotti"), ovvero una dietrologia che a logica potrebbe anche funzionare (e questa è la differenza che c'è con Il Giornale) ma che è talmente assurda che uno non può che sperare non sia vero niente.
Sono settimane politicamente difficili per il nostro Presidente del Consiglio, proprietario morale, checché se ne dica, delle reti Mediaset. Sarebbe per lui auspicabile che più gente possibile, di questi tempi, guardasse i tg delle reti Mediaset, che forniscono una versione edulcorata della realtà.
È risaputo che "Chi vuol essere milionario?" è in calo vertiginoso di ascolti, ed essendo il programma-traino per l'edizione più importante del tg principale delle reti del premier potrebbe essere una questione non solamente fine a sé stessa.
Poi succede proprio in questi giorni di fuoco che una concorrente (che a me, indovinate un po', sta altamente sul cazzo) vince il Milione. Creando interesse. Rischiando di rilanciare l'audience. Con un rimbalzo positivo sull'effetto-traino. Per la gioia di Mimun. E di Berlusconi.
Io non ci credo. Sono solo suggestionato dall'ipotesi. Ma se per disgrazia fosse vero...

giovedì 27 gennaio 2011

Bollettino medico

Sono influenzato.
Ma ora sto meglio.
Lo posso affermare con certezza: mi è venuta voglia di una sigaretta.

mercoledì 26 gennaio 2011

lunedì 24 gennaio 2011

All I need

- più tempo da solo
- più sigarette
- meno scale
- meno consigli invadenti
- più appunti
- meno evoluzioni mentali
- più batteria
- meno chitarra

venerdì 21 gennaio 2011

Ulysses S01E03

(continua da qui)
ORD-STL, h.23:30 CST
Arrivare a Chicago dopo due voli su due in ritardo significa aspettarsi quanto di peggio possa riservare il più caotico aeroporto degli Usa.
Il controllo passaporti fila liscio, ma già l'inutile ritiro bagaglio (per poi reimbarcarli trenta metri più avanti) crea un attimo di suspance. Perché quando hai la valigia Priority, e tutte le valigie Priority sono già uscite e messe da parte e la tua non si vede, e iniziano ad uscire tutte le altre e nessuna ha la tag rossa della Priority, un po' ti caghi in mano.
Ma poi la gentildonna del servizio bagagli fa un controllo radio e dice di non preoccuparsi. Dopo tre secondi sul nastro compare l'oggetto del mio desiderio. Pericolo scampato.
Il solito infinito spostamento di terminal, sui monitor il volo sembra in orario. Peccato, ho solo un'oretta di svago, e poi non ho voglia di arrivare in hotel, significa che la parte divertente del viaggio è finita (se questa è la parte buona, immaginatevi il resto).
Si va a scroccare la connessione internet in saletta Red Carpet, nonché un po' di formaggio, carote e chiaramente del caffè.
Compare la parolina magica, che al Chicago O'Hare International è quasi di ordinanza: DELAYED. Il volo UA7767 partirà con un'ora e un quarto di ritardo. Mi sposto sulla poltrona davanti al monitor, qui è meglio tenere sotto controllo la situazione.
E faccio bene, perché dopo un po' si aggiunge un'altra ora di ritardo. Così cominciamo a ragionare, transitare da Chicago richiede un minimo di quattro ore.
Il tempo vola e arriva il momento dell'imbarco. Accumulando qualche ulteriore decina di minuti di ritardo, finalmente si sale a bordo, ad un orario simile alle 19 (partenza prevista 16:12, vabbè).
A questo punto entro in coma, inizio ad avere i colpi di sonno e a non rendermi conto di cosa succede intorno a me. Riesco solo a captare parole come "Sbrinamento", "Cambio pilota", "Cambio copilota", oltre all'immancabile "Ritardo". Resto così intrappolato su un Embraer per quelle che poi scoprirò essere due lunghe ore.
Alle 21 si decolla. Non bevo nemmeno la Sprite di rito, dormo tutto il tempo.
Mi sveglio alle 22 locali, sulla pista di atterraggio di St Louis. Termina così dopo sole 25 ore questo ennesimo viaggio della speranza.
(fine)

mercoledì 19 gennaio 2011

Ulysses S01E02


(prosegue da qui)


FRA-ORD, h.10:30 CET


Qualche minuto di anticipo sul ritardo previsto.


Ma c'è da correre come i dannati e passare i controlli degli inflessibili sbirri germanici.


Scendo la scaletta per terzo, boarding pass in mano, c'è un tizio con un cartello: CHICAGO LH430.


Sono io(!), anche se il mio nome su quel foglio sarebbe stato più fico.


Mi caricano su un'auto di servizio e mi portano lontano.


Il mio tutor scende, fa strada, una serie di timbri lasciapassare al posto dei rituali controlli del passaporto, del biglietto, del metal detector.


Sensazione piacevole, non doversi levare la cintura né togliere il computer dalla borsa.


Imbarco diretto, niente sosta al duty free purtroppo.


Mannaggia, le sigarette le comprerò a bordo, ma il mio profumo (in via di esaurimento) in aereo non lo vendono.


Bevo un succo, sto sull'analcolico (per ora).


Sfoglio il depliant dei film e cd selezionati, "Specially for you".


I primi sono pessimi, dei secondi se ne salva solamente uno. E figuriamoci se non si tratta di "The Suburbs"degli Arcade Fire.


Partiamo? Ci si risente tra 7 fusi orari.


Update, h.14:45


Il primo sorso di bianco francese è stato un disastro.


Ma ad arrivare al terzo bicchiere c'è stata un'escalation graduale.


Come sempre appena entro in bagno per lavarmi i denti scatta la turbolenza del giorno.


Poi ho preso la crema per le labbra (o quella che credevi fosse tale) dalla bustina di viaggio omaggiatami da Lufthansa, me la sono spalmata e ho sentito il disgusto del pessimo sapore e dell'untuosità. Che fosse crema per le emorroidi?


Non è più necessario, definitivamente, il visto, quel simpatico modulino verde da compilare infarcito di domande imbecilli. Forse perché di gente che ha partecipato alle persecuzioni naziste tra il '33 e il '45 non ce n'è più molta (era una delle domande).


Ho smesso di ascoltare gli Arcade Fire, per il momento.


Straight to Chicago.


La hostess sbiricia al portatile. "Oh, but I know it... It's Breaking Bad! It's soooo cool|"


Anche queste sono soddisfazioni.
(continua)

Ulysses S01E01


VBS-FRA, h.9:10 CET


Niente nanna, si fa il dritto, che tanto prima delle 4 parto.


E le 4 arrivano alla svelta, anzi riesco a partire con dieci minuti di ritardo.


Nebbia, spessina, ma siamo in Valpadana, no?


Sigarette trasgressive nella Punto a noleggio, nessuno in autostrada, come cazzo si toglie il tappo del serbatoio?


Lascia l'auto al deposito Hertz, cerca il banco in aeroporto, ma il banco era 400 metri prima. Già, era proprio di fianco al deposito.


Avanti e indietro con triplo bagaglio a rimorchio, poi qualcuno dice che sono una mezza sega.


Il volo da Francoforte partirà da Brescia. Ma come, io abito a 5 km da quell'aeroporto, son venuto sino a Verona e ora mi ricacciate indietro?


Qui il momento diventa spesso. Sigaretta, autobus e Arcade Fire.


Non resisto, il pullman ha la meglio, dormo un po'.


Montichiari l'aeroporto fantasma.


Ma io la tipa della sicurezza la conosco.


Peanuts per stemperare, finalmente ci si imbarca, da solo e così giovane mi sento fuori luogo in Business Class.


Ma c'è qualcuno più fuoriluogo di me, quel tizio dalla fila 15 ha provato ad imbucarsi ma è stato un epic fail.


Questo cazzo di governo cadrà prima che io rientri in Italia?


Ancora Arcade Fire.


La coincidenza per Chicago temo di essermela fottuta.


Mi rischeduleranno, chissà se la valigia verrà rischedulata con me.


Però la gentildonna di bordo mi rincuora, ho ancora qualche speranza.


We used to wait.


(continua)

martedì 18 gennaio 2011

Non lo dicono sulle Lonely Planet

Ne ho già parlato da queste parti, ma è bene ricordarselo prima di partire, come un mantra: mai chiedere un vodka lemon negli Stati Uniti, perché ti serviranno un bicchiere abbondante di Absolut liscia con due cubetti di ghiaccio e una fettina di limone. E a me brucia il gargarozzo prima, e poi lo stomaco.

sabato 15 gennaio 2011

Clean up my mess

Dopo parecchi anni in cui non potevo nemmeno sopportarne il pensiero, la consistenza, credevo di essermene completamente liberato ed aver intrapreso abitudini più sane.
Poi dici che è solo per una volta, che è tanto per vedere l'effetto che fa, ma alle percezioni sensoriali non si comanda.
E così ti trovi nuovamente nel tunnel.
Ho ufficialmente ricominciato a bere acqua frizzante.

mercoledì 12 gennaio 2011

God is not a palindrome

Da un semplice sondaggio senza alcuna pretesa di valore statistico che stanno conducendo in casa mia, al quale io non ho risposto per l'assurdità della domanda, risulta che ci sono due persone (su due fino a quel momento interpellate) che ritengono che tra Religione e Scienza sia più credibile la prima.
E comunque quello stronzo di Galileo deve piantarla di rompere il cazzo con le sue fandonie sul sole al centro dell'universo.
Ma Bioparco.

venerdì 7 gennaio 2011

Thank you (for the Roses)

Gli Stone Roses sono uno di quei gruppi che ascolto discontinuamente. Sto mesi senza sentirli, poi d'improvviso mi coglie l'ispirazione e vado in loop per circa tre giorni, per poi nuovamente metterli nell'angolino pronti da essere tirati fuori alla prossima buona occasione.
I passaggi che mi portano all'infatuamento per il gruppo che fu di Ian Brown sono anche quelli abbastanza rituali: sento passare su Virgin i Charlatans, per un paio di ore canticchio loro (solitamente "The only one I know"), a quel punto il nesso con gli Stone Roses è cosa fatta. Altre ore a canticchiare (e in questo caso va per la maggiore "The hardest thing in the world"), poi alla prima occasione buona dall'iPod o sul pc vado a ripescare gli album e mi ci chiudo.
Non è che sia una cosa molto originale, capita anche a miliardi di altre persone con milioni di altri gruppi. La cosa divertente è quell'atmosfera surreale che si crea in testa, che ti fa sentire ovattato e stupidamente felice (che ce ne sia motivo oppure no), e che ti cambia l'approccio alla giornata. E il tempismo con cui gli Stone Roses fanno la loro comparsa mi fa pensare che no, non c'è niente di casuale in tutto questo.
Anche andare in mona con "Going down" che rimbalza da un orecchio all'altro ha il suo bel fascino.

N.B. Già che siamo in vena di suggerimenti musicali linkati, il titolo del post è ripreso da questo brano dei dEUS.

lunedì 3 gennaio 2011

21st century Fox

Non sapendo cosa aspettarmi da questo nuovo anno, speravo che Lui potesse darmi una risposta.





Sono costretto ad ammettere che non ci ho capito un cazzo, se non che ho Giove con me. Chissà cosa vuol dire.

sabato 1 gennaio 2011

Cotechino e lenticchie. Il 2011 alimentare inizia nel migliore dei modi.
E non sono dimagrito, perdio! Sono al massimo livello storico di peso.